Lancio di Natale per l’erede del telescopio spaziale Hubble

Il 25 dicembre, dalla base dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) a Kourou, verrà lanciato il razzo Ariane 5 con a bordo il telescopio spaziale James Webb (James Webb Space Telescope o JWST), lo strumento astronomico più grande e potente mai inviato nello spazio.

Dopo anni di ritardo, il lancio era originariamente previsto per la fine del 2018, e un incremento considerevole dei costi, il successore del telescopio spaziale Hubble è finalmente sulla rampa di lancio.
Frutto di una collaborazione internazionale tra la NASA, l’ESA e l’Agenzia spaziale canadese (CSA), JWST è il primo di una nuova generazione di telescopi spaziali realizzati proprio grazie ai successi di Hubble, che ha letteralmente aperto una nuova finestra sull’Universo.

Confronto fra le dimensioni del JWST e di Hubble (HST)

Con uno specchio di oltre 6 metri di diametro, composto da 18 settori esagonali, il telescopio Webb ha una superficie di raccolta della luce sei volte maggiore del suo predecessore. È talmente grande che è stato ripiegato come un origami per adattarlo alle dimensioni ridotte del razzo che lo porterà nello spazio e ci vorranno mesi per dispiegarlo gradualmente per raggiungere la configurazione finale prevista per l’attività di ricerca.
Per essere pienamente operativo, il telescopio Webb dovrà arrivare in una posizione particolare, a circa un milione e mezzo di km dalla Terra, nella direzione opposta rispetto al Sole. Si tratta del secondo punto di Lagrange (noto come L2), una posizione molto stabile dal punto di vista gravitazionale, tale da garantire che il telescopio si mantenga sempre allineato con il nostro pianeta mentre percorre la sua orbita intorno al Sole.

JWST nella sua configurazione finale al punto di Lagrange L2

Se Hubble ha osservato il cosmo nelle bande ottiche e ultraviolette, il suo successore lo osserverà nell’infrarosso. A causa dell’espansione dell’Universo, infatti, la luce degli oggetti più distanti si sposta verso lunghezze d’onda più lunghe, verso l’estremità rossa dello spettro, un fenomeno noto come redshift.
Il telescopio Webb utilizzerà le sue avanzate strumentazioni per catturare immagine nell’infrarosso ed effettuare analisi spettrali che potranno dare nuove risposte ai molti fenomeni poco compresi dell’Universo.

A cominciare dall’osservazione di alcune delle stelle e galassie più antiche, le prime che si sono formate solo poche centinaia di milioni di anni dopo il Big Bang. Ma gli obiettivi scientifici riguardano anche lo studio delle nane rosse, le stelle più comuni nella nostra Galassia e delle nebulose da cui hanno origine i pianeti. E proprio l’osservazione delle atmosfere dei pianeti di altri sistemi stellari, potrà fornire indicazioni sulla presenza o meno dei composti chimici che caratterizzano la vita sul nostro pianeta.

Oltre tre decenni dopo il lancio del telescopio Hubble, l’astrofisica mondiale è alle soglie di una nuova “rivoluzione”. Se il lancio e la fase pre-operativa andranno come previsto, tra circa sei mesi avremo le prime immagini di un Universo che non abbiamo mai visto.

Il telescopio Webb ci farà viaggiare indietro nel tempo, al momento in cui l’Universo è uscito “dall’epoca di buio eterno” e ha iniziato a riempirsi della “luce” delle prime stelle appena accese.
D’altro canto, i dati sulle atmosfere dei pianeti che orbitano le stelle vicine potrebbero rispondere all’eterna domanda se siamo soli nell’Universo.

 
Pubblicato nella sezione Post di HUFFPOST (22 dicembre 2021)
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