La Cina e il lato nascosto della Luna

La capsula contenente due chilogrammi di rocce lunari prelevate dalla sonda Chang’e-6 è atterrata dolcemente in una zona remota della Mongolia. Con questo “touchdown” si conclude con successo l’ultima missione robotica cinese verso la Luna. Lanciata all’inizio di maggio, Chang’e-6 è la prima sonda ad atterrare e decollare dal lato nascosto della Luna, quello che non è visibile dalla Terra. È anche la prima volta che vengono riportati sulla Terra campioni provenienti da quella zona assai poco conosciuta del nostro satellite.

La zona del cratere Apollo dove è atterrato la missione cinese

L’Agenzia Spaziale della Cina (China National Space Administration o CNSA) non è nuova a missioni robotiche sulla Luna. Quest’ultima ha seguito un piano di volo simile a quello utilizzato nel 2020 dalla sonda Chang’e-5, che ha riportato campioni di suolo lunare estratti, però, dal lato visibile. Stavolta, invece, il veicolo è atterrato nel bacino di Aitken, nella regione del Polo Sud della Luna.

Il lander della missione Chang’e-6 sulla superficie lunare

Il “lander” ha utilizzato una trivella e un braccio robotico per raccogliere e immagazzinare i campioni durante la fase di esplorazione della superficie lunare. Il 4 giugno, la parte superiore del “lander” è decollata per un “rendezvous” con il veicolo spaziale rimasto in orbita e i campioni sono stati trasferiti in una capsula per il rientro nell’atmosfera terrestre. Diversi giorni dopo, il veicolo principale ha lasciato l’orbita lunare per iniziare il viaggio di ritorno verso la Terra. La capsula di rientro è stata rilasciata mentre il veicolo spaziale viaggiava sopra l’Oceano Atlantico meridionale.

I campioni raccolti potrebbero far luce sull’origine della Luna e sulle differenze di composizione tra il lato vicino e quello nascosto. Ma oltre all’interesse scientifico, la missione cinese potrebbe fornire importanti informazioni sulle risorse presenti nella regione del Polo Sud della Luna. Si tratta di una regione di grande interesse per la presenza di depositi di ghiaccio d’acqua che potrebbero essere utilizzati per sostenere futuri insediamenti lunari.

L’acqua ghiacciata è solo una delle risorse presenti nei crateri del Polo Sud; ben più interessanti per l’economia terrestre sono le cosiddette terre rare – elementi come scandio, ittrio, lantanio – che potrebbero essere una miniera d’oro per le nazioni o le aziende che le troveranno per prime. Le terre rare sono ormai indispensabili per le componenti hi-tech come i super-magneti o le batterie per la transizione verso l’energia pulita. Dopo aver conquistato il mercato delle terre rare grazie all’acquisto di miniere di litio, cobalto e nichel, la Cina rivolge la sua attenzione ai siti lunari. Tuttavia, non è ancora chiaro come potrebbero funzionare i diritti minerari sulla Luna, visto che il Trattato sullo spazio extra-atmosferico del 1967 vieta a qualsiasi nazione di rivendicare la sovranità territoriale di un corpo celeste.

Non è un caso, quindi, che le regioni intorno al Polo Sud lunare siano l’obiettivo anche delle prossime missioni robotiche della NASA, nonché il sito prescelto per il ritorno degli astronauti americani con la missione Artemis 3, attualmente prevista per la fine del 2026.

Illustrazione della futura International Lunar Research Station (ILRS)

La Cina ha dimostrato di possedere una tecnologia spaziale ormai matura e di avere progetti ambiziosi che prevedono l’invio di astronauti e la realizzazione di una base lunare, l’International Lunar Research Station, che sarà costruita e gestita congiuntamente con la Russia. Insomma, oltre a focalizzarsi sull’estrazione di risorse strategiche, l’attenzione della Cina verso la Luna potrebbe avere anche elementi di posizionamento diplomatico e militare.

 

Articolo pubblicato nella sezione Post di HUFFPOST (25 giugno 2024)

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