Problemi con l’ultimo lancio di SpaceX

L’ultimo lancio di SpaceX dalla base di Vandenberg, in California, non è andato come previsto. Il primo stadio del razzo Falcon 9 ha funzionato correttamente e ha completato la separazione, tornando sulla Terra con un perfetto atterraggio sulla nave drone in navigazione nell’Oceano Pacifico.
Il secondo stadio ha avuto una prima accensione “nominale”, ma ha successivamente subito una perdita di ossigeno liquido che, al momento della riaccensione del motore, ha provocato quella che i tecnici di SpaceX hanno definito “un’anomalia”. Successivamente, un post di Elon Musk ha precisato che il motore avrebbe subito un “RUD”, un acronimo che sta per “disassemblaggio rapido non programmato”, ovvero un modo ironico per definire una rottura del motore.
Il secondo stadio è riuscito comunque a dispiegare il suo lotto di 20 satelliti destinati ad ampliare la costellazione di Starlink, la rete internet a banda larga di SpaceX. Tuttavia, i nuovi satelliti si trovano in un’orbita più bassa del previsto, dove sono soggetti a un significativo attrito atmosferico e, con ogni probabilità, rientreranno nell’atmosfera terrestre e si disintegreranno completamente. Anche se la perdita dei 20 satelliti non rappresenta una minaccia per altri veicoli in orbita o per la sicurezza pubblica, la Federal Aviation Administration (FAA) ha aperto un’indagine sull’anomalia che ha riguardato il vettore Falcon 9, che aveva un record di oltre 300 lanci senza incidenti negli ultimi otto anni.
Proprio questa indagine rischia di fermare per alcuni mesi le attività di lancio di SpaceX. La FAA è infatti determinata a chiedere alla compagnia di accertare le cause dell’incidente e di identificare tutte le azioni correttive. L’agenzia dovrà anche approvare il rapporto finale di SpaceX, nonché le eventuali modifiche alle licenze che potrebbero essere necessarie per garantire la sicurezza dei futuri voli. In occasione dell’ultima anomalia di un Falcon 9, avvenuta sulla rampa di lancio nel settembre del 2016, ci sono voluti quattro mesi prima che SpaceX potesse avere il via libera dell’agenzia federale per riprendere i voli.

Prima attività extraveicolare “privata” prevista per la missione Polaris Dawn

Ovviamente il blocco dei lanci del razzo Falcon 9 avrà ripercussioni su diverse attività già programmate. La prossima, Polaris Dawn, era prevista per il 31 luglio e doveva portare in orbita il CEO di Shift4 Payments, Jared Isaacman e tre suoi compagni di viaggio. Una missione con un “equipaggio privato” destinata a durare cinque giorni e a raggiungere un’orbita insolitamente alta di 700 chilometri. Scopo del volo sarà dimostrare che la capsula Crew Dragon, opportunamente modificata, può essere utilizzata anche per attività extraveicolari. A tal fine, i quattro membri dell’equipaggio indosseranno le nuovissime tute spaziali che SpaceX ha creato proprio in previsione delle passeggiate spaziali.
Gli stessi vettori Falcon 9 sono anche utilizzati per lanciare i veicoli Cargo Dragon e Cygnus, moduli cargo senza equipaggio, impiegati per rifornire l’International Space Station (ISS) e, soprattutto, per le rotazioni degli equipaggi della ISS. Il prossimo mese, gli astronauti della missione Crew-9 avrebbero dovuto partire per raggiungere la base orbitante, ma quasi certamente il lancio sarà rinviato a seguito dell’anomalia di questa settimana.

La capsula Starliner attraccata alla ISS

La preoccupazione che incidenti come questo potessero interrompere il normale avvicendamento degli equipaggi a bordo della ISS era stata una delle motivazioni che aveva portato la NASA a scegliere due compagnie per la realizzazione delle capsule per il trasporto dei suoi astronauti. Accanto a SpaceX, infatti, era stata selezionata anche la Boeing che avrebbe dovuto operare Starliner, un veicolo simile alla Crew Dragon. Purtroppo, però, questo secondo veicolo ha subito diversi ritardi e non è ancora operativo. Con la recente missione con equipaggio, considerata come il collaudo finale, Starliner è arrivata ad agganciarsi alla ISS, ma ha avuto problemi con i razzi di controllo e i due astronauti della NASA sono ancora sulla base spaziale, in attesa del via libera per tornare sulla Terra.
C’è un altro veicolo che sembra non avere problemi ed è il veicolo russo Soyuz che, dati gli attuali rapporti internazionali, sembra un’opzione poco praticabile. Insomma, si sta materializzando lo scenario peggiore per la NASA e le altre agenzie spaziali che rischiano di avere i propri astronauti costretti a terra almeno temporaneamente. Speriamo solo che si tratti di una battuta d’arresto momentanea e auguriamoci di vedere la Crew Dragon e Starliner pienamente operative entro brevissimo tempo.

 

Articolo pubblicato nella sezione Post di HUFFPOST (16 luglio 2024)

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