La NASA e la sicurezza degli astronauti di Starliner
Da quasi dieci settimane, gli astronauti Butch Wilmore e Suni Williams sono a bordo della International Space Station (ISS) dove inizialmente doveva rimanere poco più di una settimana. I due piloti collaudatori sono stati i primi a utilizzare la navicella spaziale Starliner per raggiungere la ISS ma, dopo i recenti problemi con i razzi di controllo, i dirigenti della NASA stanno valutando se i due astronauti debbano tornare sulla Terra con la capsula della Boeing, oppure rientrare a bordo della Dragon di SpaceX.
In condizioni normali, la prima opzione sarebbe la scelta preferita dalla NASA, in quanto meno dirompente per le operazioni della Stazione Spaziale Internazionale. Inoltre, questa scelta manterrebbe un futuro chiaro per il programma della Boeing, che la NASA vorrebbe continuare a utilizzare per i voli di rotazione degli equipaggi verso la ISS. Tuttavia, non tutti sono convinti che questa sia la decisione giusta. Gli ingegneri non hanno ancora compreso le ragioni del surriscaldamento di 5 dei 28 propulsori della capsula durante la manovra di aggancio dello scorso giugno. Sebbene quattro di questi cinque razzi di controllo siano tornati a funzionare, i manager vogliono essere certi che non si guasteranno di nuovo quando Starliner lascerà la ISS per la manovra di rientro nell’atmosfera terrestre.
I responsabili della NASA dovranno prendere una decisione entro questa calda settimana di agosto, una scelta cruciale per la sicurezza degli astronauti, la più importante oltre venti anni dopo il tragico incidente dello Space Shuttle Columbia. Curiosamente, tre dei responsabili di questa decisione, Ken Bowersox e Steve Stich della NASA e LeRoy Cain, hanno avuto a che fare con l’ultimo sfortunato volo del Columbia nel 2003. La navetta andò distrutta mentre rientrava nell’atmosfera causando la morte dei sette membri dell’equipaggio.
Bowersox si trovava a bordo della Stazione Spaziale Internazionale quando la NASA perse il Columbia. Insieme al suo equipaggio, sarebbe dovuto tornare con la successiva missione dello Space Shuttle che fu ritardata di due anni e mezzo a seguito dell’incidente. Bowersox tornò poi sulla Terra a bordo di una capsula russa Soyuz. Dopo essersi ritirato dal corpo degli astronauti, ha lavorato per SpaceX e ora è a capo delle operazioni dei voli spaziali della NASA. Stich era uno dei direttori di volo nell’ultima missione del Columbia. Ha gestito uno dei tre turni dei team di controllo che monitoravano le attività del Columbia durante il suo volo di 16 giorni in orbita ed è ora il responsabile del programma commerciale con equipaggio della NASA. LeRoy Cain, oggi alla Boeing, era il direttore di volo durante il rientro del Columbia il 1° febbraio 2003. Al centro di controllo missione, tutto si svolse in pochi minuti: prima l’arrivo dei i dati sui guasti ai sensori, tutti concentrati nell’ala sinistra del Columbia, poi la perdita di contatto con la navetta e il suo equipaggio.
C’è, però, un’importante distinzione tra la decisione odierna su cosa fare con Starliner e la scelta della NASA di 21 anni fa. All’epoca, nessuno era a conoscenza del danno subito dal Columbia mentre i manager di oggi sono consapevoli dei possibili problemi con i razzi di controllo della capsula. Inoltre, l’opzione di riportare a casa gli astronauti su un altro veicolo non era un’alternativa disponibile per lo Space Shuttle Columbia.
Se la NASA dovesse optare per questa soluzione, la navicella spaziale Starliner dovrà sganciarsi dalla stazione spaziale senza astronauti a bordo prima del lancio della missione di SpaceX, previsto per il mese prossimo. La NASA e la Boeing dovranno anche aggiornare i parametri nel software di volo di Starliner per consentire uno sganciamento e un rientro senza pilota.
Qualunque sia la decisione finale, Williams e Wilmore hanno sempre espresso la loro fiducia nel fatto che verranno fatte le scelte giuste per la loro sicurezza e per quella della missione.