Il programma Apollo mezzo secolo dopo

Tra gli anni ’60 e i primi anni ’70 la NASA lavorò al programma Apollo con l’obiettivo di far sbarcare astronauti americani sulla Luna. Il programma toccò il suo culmine nel luglio del 1969, con il successo della missione Apollo 11, che portò Armstrong e Aldrin sulla superficie lunare.
Gli Stati Uniti avevano vinto la corsa ingaggiata con l’allora Unione Sovietica.
Il programma Apollo era nato proprio per rispondere alla superiorità russa nello spazio. Di fronte ai numerosi successi russi – primo satellite, primo uomo, prima donna, etc. – il presidente John F. Kennedy lanciò la sfida di far sbarcare uomini sulla Luna e di riportarli sani e salvi sulla Terra. Era il famoso “Discorso sulla Luna” del 1962 alla Rice University in Texas.

“Moon Speech” del Presidente Kennedy alla Rice University in Texas

Il programma lunare americano richiese uno sforzo “monumentale” sia in termini economici che dal punto di vista organizzativo e delle risorse umane. In totale, costò oltre 28 miliardi di dollari (circa 280 miliardi di oggi) e interessò istituzioni pubbliche, industrie private e università: circa mezzo milione di persone furono coinvolte in tutti gli Stati Uniti.
Per raggiungere la Luna, furono sviluppati nuovi veicoli, il più famoso dei quali è il razzo Saturno V, progettato da Werner Von Braun. Alto come un edificio di 36 piani, il Saturno V è rimasto uno dei vettori più potenti nella storia del volo spaziale.

Test del Saturno V al Kennedy Space Center 

In cima al Saturno V c’era il modulo di comando, una capsula appena sufficiente ad ospitare i tre astronauti nel loro viaggio di andata e ritorno verso la Luna. Il minuscolo veicolo aveva più o meno lo spazio interno di un’auto di classe media, un ambiente davvero angusto per trascorrere la settimana di viaggio necessaria per andare e tornare dalla Luna.
Infine, c’era il veicolo che trasportava due astronauti sulla superficie lunare, mentre il terzo rimaneva in orbita nel modulo di comando. Il modulo lunare, o LEM, atterrava su quattro gambe ma ripartiva solo la parte superiore, lasciando il modulo di discesa sulla Luna. Una volta tornati in orbita, gli astronauti si ricongiungevano con la capsula per il ritorno sulla Terra, lasciando il LEM a vagare nello spazio.
Dopo vari test di prova e la tragedia dell’Apollo 1, il primo volo con equipaggio si concretizzò con il l’Apollo 7. Sebbene gli astronauti rimasero in orbita intorno alla Terra, la missione dimostrò la maturità del programma e aprì la strada alle successive missioni lunari.
Apollo 8 fu la prima missione a raggiungere la Luna, anche se non toccò la superficie del nostro satellite ma si limitò a percorrere alcune orbite. Fu comunque un risultato storico: per la prima volta esseri umani osservarono la faccia nascosta della Luna e riuscirono fotografare il nostro pianeta mentre sorgeva dall’orizzonte lunare.

“Earthrise” la foto scattata dagli astronauti dell’Apollo 8

Il culmine del programma si raggiunse con la missione Apollo 11, quando Neil Armstrong e Buzz Aldrin misero piede sulla superficie di un altro corpo celeste facendo “… un piccolo passo per l’uomo, un passo da gigante per l’umanità”. I due astronauti rimasero poco più di 21 ore sulla Luna, prima di tornare a bordo della capsula Columbia, dove Michael Collins era rimasto in trepidante attesa.

Apollo 11 allunato nel Mare della Tranquillità

Le missioni successive furono coronate da successo, tutte meno quella dell’Apollo 13 che mancò l’allunaggio e sfiorò la tragedia. Durante il volo verso la Luna, la capsula fu danneggiata dallo scoppio di un serbatoio di ossigeno. L’equipaggio, con l’aiuto del centro di controllo, fu in grado di compiere un’orbita intorno alla Luna e, utilizzando la gravità lunare, riuscì a invertire la rotta e a tornare sano e salvo sulla Terra.
Nonostante i successi, l’enorme costo del programma, l’aumento delle spese per la guerra nel Vietnam e lo scarso interesse pubblico portarono alla cancellazione delle ultime tre missioni Apollo.

L’ultimo volo verso la Luna fu compiuto dall’Apollo 17, unica missione che aveva a bordo un astronauta-scienziato, il geologo Harrison Smith che contribuì a raccogliere importanti campioni di roccia lunare.
Complessivamente, 12 astronauti hanno camminato sulla superficie della Luna, conducendo ricerche scientifiche e raccogliendo campioni di rocce che sono state riportate sulla Terra e sono ancora utilizzati per la ricerca.

Logo del programma Artemide

Mezzo secolo dopo, la NASA vuole tornare sulla Luna e sta lavorando al programma Artemide, che prende il nome dalla sorella di Apollo, un passaggio che suggerisce un ruolo importante per le donne che, stavolta, saranno parte integrante degli equipaggi che metteranno piede sulla Luna.

La data del prossimo allunaggio è già scritta: sarà il 2024 e, questa volta, non sarà una breve parentesi, perché andiamo sulla Luna per restarci!
Nel decennio che si apre saranno realizzate le infrastrutture per garantire una presenza umana continua sul nostro satellite, perché la Luna è destinata a diventare il punto di partenza per l’esplorazione di Marte e dello spazio profondo.

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