Abortito il primo volo con equipaggio di Starliner

Ancora un ritardo per il Crew Flight Test o CFT di Starliner. A meno di quattro minuti dal lancio degli astronauti Butch Wilmore e Suni Williams, il computer che controllava la sequenza automatica di lancio ha interrotto il conto alla rovescia. Tuttora da valutare le cause che hanno portato ad abortire la missione che doveva trasportare, per la prima volta, un equipaggio verso l’International Space Station (ISS).

Gli astronauti della NASA Wilmore e Williams nella capsula Starliner

Dopo numerosi rinvii, questo volo avrebbe dovuto sancire l’operatività del nuovo sistema di trasporto spaziale. Superato il CFT, infatti, Starliner sarà in grado di affiancare la Crew Dragon di SpaceX, per offrire alla NASA, ma anche ad altri soggetti privati, un’ulteriore opzione per raggiungere l’orbita terrestre. Un altro passo avanti nel campo del volo spaziale commerciale, un settore che si è rapidamente sviluppato dopo il ritiro dello Space Shuttle nel 2011, quando la NASA ha lanciato un bando di gara per trasportare merci ed equipaggi verso la ISS. Nel 2014, a conclusione della competizione, Boeing e SpaceX sono state selezionate per realizzare i due veicoli destinati al trasporto degli astronauti. Sebbene la società di Elon Musk abbia ricevuto poco più della metà dei finanziamenti ottenuti dalla Boeing, è riuscita a battere il colosso aerospaziale sul tempo, effettuando la missione di test con equipaggio, la Crew Demo-2, nel maggio del 2020.
Il veicolo della Boeing, invece, ha subito diversi ritardi a causa di una serie di difficoltà tecniche riscontrate nelle diverse fasi di test. Durante il primo volo di prova senza equipaggio, nel 2019, problemi al software di bordo impedirono di raggiungere l’orbita pianificata e di approdare alla Stazione Spaziale Internazionale. La navicella riuscì comunque ad atterrare con successo alla base di White Sands, nel New Mexico.

 

 Starliner atterra alla base di White Sands

Nel 2022, dopo diverse modifiche, Starliner ha condotto un secondo volo di prova, ancora senza equipaggio. Questa volta, il veicolo è riuscito ad attraccare alla ISS, atterrando sei giorni dopo in New Mexico. Anche se la missione orbitale si era svolta con successo, alcune anomalie nell’apertura dei paracadute avevano costretto la Boeing a ritardare ulteriormente il primo lancio con astronauti.

Starliner attracca alla Stazione Spaziale Internazionale

Si arriva così all’ultimo tentativo odierno, che avrebbe dovuto mettere fine al tribolato processo di certificazione e rendere il veicolo della Boeing pienamente operativo. La capsula Starliner, nota anche come CST-100, è leggermente più grande della Crew Dragon di SpaceX e, dopo il volo di test con due soli astronauti, potrà trasportare fino a sette membri di equipaggio in orbita terrestre. Per le missioni della NASA verso la ISS, però, ne trasporterà solo quattro e rimarrà agganciata alla stazione per un periodo di circa sette mesi. La capsula della Boeing, che può essere riutilizzata fino a 10 volte, presenta la novità di atterrare con il paracadute sulla terraferma, grazie a un sistema di airbag che ne attutiscono l’impatto con il terreno.

Speriamo che questo volo possa avvenire con successo quanto prima, perché si tratta di un passaggio importante per la Boeing ma anche per la NASA, che potrà avere un secondo veicolo per trasportare i suoi astronauti da e verso la ISS. Inoltre, anche se al momento non c’è una grande domanda per le missioni private, si aprirà una competizione con SpaceX, che finora ha avuto il monopolio di questo mercato.

È probabile che la maggiore concorrenza possa spingere a ridurre i costi e ad accelerare l’innovazione. A questo proposito, la Sierra Space, che è pronta a lanciare entro la fine dell’anno il veicolo cargo Dream Chaser verso la ISS, intende modificare il suo “spazioplano” per il trasporto di astronauti. Anche Blue Origin, l’azienda del magnate di Amazon, sta lavorando a un proprio veicolo con equipaggio, capace di raggiungere l’orbita per scopi commerciali.

In un prossimo futuro, una buona parte delle attività in orbita terrestre potrebbe essere gestita da aziende private, mentre le agenzie spaziali nazionali saranno impegnate a svolgere missioni abitate dirette verso lo spazio profondo. Grazie al programma Artemis, infatti, la NASA e i suoi partner internazionali diverranno protagonisti di una nuova fase dell’esplorazione spaziale che porterà gli esseri umani a rimettere piede sulla Luna e a raggiungere Marte.

Articolo pubblicato nella sezione Post di HUFFPOST (1 giugno 2024)

 

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