Dalla Luna a Proxima Centauri

Risultati e prospettive dei primi 50 anni nello spazio

Ben prima di esser visitata dagli astronauti, la Luna ci ha affascinato, incuriosito, ispirato. Quel mondo, così algido e remoto eppure così vicino da influenzare tanti fenomeni terrestri, non poteva non diventare la nostra prima destinazione nello spazio. Mezzo secolo fa, abbiamo compiuto il grande balzo, l’impresa che ha cambiato per sempre la nostra immagine della Luna.

Già Galileo, con le sue osservazioni dei crateri lunari, aveva messo in discussione la “perfezione” delle sfere celesti di Aristotele e Tolomeo. Ma sono state proprio le rocce raccolte dalle missioni Apollo che ci hanno convinto che la Luna è “una costola della Terra”, il risultato di un gigantesco impatto con un corpo celeste grande come il pianeta Marte.

Da un tale “scontro cosmico”, avvenuto quando il nostro pianeta era ancora in formazione, si è creata una nuvola di materiale fuso che, raffreddandosi, ha formato il nostro satellite. Per questo, la Luna è un vero museo naturalistico e, quando rimetteremo piede sulla sua superficie, potrà darci preziose informazioni sulle condizioni della Terra miliardi di anni fa.

Progressi importanti sono arrivati anche dalle decine di sonde automatiche che abbiamo inviato nello spazio interplanetario. Grazie a loro, ci siamo spinti verso Venere e Mercurio arrivando a lambire il nostro Sole; abbiamo osservato da vicino giganti come Giove e Saturno e pianeti ghiacciati all’estremo limite del nostro sistema solare.

Siamo arrivati a rincorrere le comete, ne abbiamo analizzato i composti organici e abbiamo tentato un atterraggio con la sonda Rosetta.

Ma è Marte il pianeta più interessante, quello più simile alla Terra. Oggi ci appare un pianeta arido e freddo ma, miliardi di anni fa, aveva un clima mite, la presenza di acqua in superficie e quasi certamente era ospitale per la vita. Sarà Marte il primo pianeta su cui metteremo piede, quello su cui vivranno le prime comunità umane.

Un’altra macchina, il telescopio spaziale Hubble, ci ha fatto raggiungere le profondità del cosmo, dove gli strumenti terrestri non erano mai arrivati. Un viaggio virtuale nello spazio ma anche nel tempo, fin quasi all’istante del Big Bang, quando l’intero Universo ha avuto inizio.

Le osservazioni di Hubble hanno rivoluzionato le nostre conoscenze astrofisiche, a cominciare da un dato del tutto inaspettato: non solo il cosmo si sta espandendo ma lo fa sempre più velocemente. Questa “espansione accelerata” sembra prodotta da una forza invisibile che si oppone alla gravità, un’entità sconosciuta che rappresenta il 70% di tutto l’Universo e che, in mancanza di meglio, abbiamo definito energia oscura. 

Il telescopio spaziale ci ha permesso di scoprire la presenza di un gigantesco buco nero al centro della nostra Galassia. Si chiama Sagittario A*, è milioni di volte più massiccio del Sole ed esercita un’attrazione gravitazionale talmente enorme che nemmeno la luce può sfuggire. Eppure, con l’ausilio di tecnologie raffinatissime, siamo riusciti a coglierne un’immagine e questa è un’altra grande vittoria dell’ingegno umano. 

In anni più recenti altri telescopi sono stati spediti nello spazio, stavolta alla ricerca di pianeti intorno alle stelle vicine. Grazie a nuove tecniche, sviluppate su strumenti terrestri ma rese più efficienti dalle tecnologie spaziali, ne abbiamo scoperti a centinaia e ormai siamo arrivati a superare i 4.000 pianeti extrasolari. La caccia è appena cominciata ma possiamo già dire che i pianeti del nostro Sole sono solo alcuni dei milioni, forse miliardi, di mondi che popolano la nostra Via Lattea.  

Tra i nuovi eso-pianeti, uno è particolarmente interessante perché si trova intorno alla stella a noi più vicina: Proxima Centauri. Vicinissima su scala astronomica, poco più di 4 anni luce, ma terribilmente lontana per le nostre tecnologie spaziali: con i veicoli di cui disponiamo, occorrerebbero quasi centomila anni per raggiungerla.  

Ma un robot, grande come un francobollo e con una vela spinta da potenti raggi laser, potrebbe arrivare al 20% della velocità della luce e raggiungere la stella in soli 20 anni. Sembra fantascienza ma il progetto Starshot è già in fase di realizzazione e un giorno potremmo vedere le immagini di quel lontano pianeta e capire se è abitabile.

Quando Armstrong e Aldrin hanno messo piede sulla superficie lunare hanno trovato una “splendida desolazione”, diversissima da qualsiasi realtà terrestre. Altrettanto “alieni”, ma forse più affascinati, saranno gli scenari dei mondi che riusciremo a visitare entro questo secolo. Immagino la meraviglia dei primi esseri umani che ammireranno i tramonti azzurro-indaco di Marte o vedranno gli anelli di Saturno sorgere dietro le distese ghiacciate della sua luna Encelado.

Andiamo nello spazio per amore della scienza, per acquisire nuove conoscenze ma anche spinti dalla curiosità, dal bisogno di esplorare, dal desiderio di «…andare là dove nessun essere umano è mai andato prima…».  

Pubblicato sul Blog dell’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) nella sezione SPAZIO:https://www.agi.it/blog-italia/autore/umberto-guidoni/

 

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