La carica degli Astrobot

La prossima missione Soyuz avrà a bordo un robot umanoide che siederà al posto di comando

La Soyuz appena partita trasporta, per la prima volta, un sistema robotico denominato Skybot F-850 che è alloggiato nella posizione tradizionalmente occupata dal comandante della capsula russa.

In realtà si tratta di una missione senza equipaggio, un volo automatico dove Skybot funge da ingegnere di bordo, con il compito di monitorare e registrare le sollecitazioni subite dal veicolo spaziale durante le varie fasi del volo: dal momento del lancio, all’entrata in orbita, fino all’aggancio con la Stazione Spaziale Internazionale (ISS).Skybot rappresenta l’ultima versione dei robot FEDOR russi che, a partire dal 2014, sono stati realizzati per coadiuvare gli esseri umani in attività come la guida di veicoli o le missioni di ricerca e salvataggio.

Il nuovo utilizzo in ambiente spaziale ha richiesto l’uso di materiali ancor più robusti, progettati per resistere alle vibrazioni del lancio. In particolare, sono stati sviluppati speciali algoritmi di movimento per operare in assenza di peso ed evitare danni accidentali ai sistemi di bordo della ISS.

Skybot F-850 è dotato dell’intelligenza artificiale di ultima generazione e può agire in modo completamente autonomo ma può anche funzionare in modalità “avatar”, sotto il comando di un operatore che indossa una speciale tuta di controllo.

Le caratteristiche umanoidi e le sue avanzate mani robotiche, gli consentono di utilizzare strumenti tradizionali e di compiere azioni “umane” come operare interruttori, utilizzare estintori o trapani elettrici. Diventerà il primo robot russo a salire a bordo della ISS, ma certamente non sarà il primo esperimento robotico della base orbitante. Già da diversi anni la NASA e l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) utilizzano sistemi basati sull’intelligenza artificiale per diverse attività di supporto.

Nel 2011, l’ente americano ha sperimentato Robonaut 2, un umanoide senza gambe progettato per coadiuvare gli equipaggi della ISS. Ha funzionato bene per qualche anno ma ha iniziato a presentare problemi che ne hanno consigliato il ritorno a terra. Ora è in fase di aggiornamento e dovrebbe essere impiegato di nuovo sulla base orbitante a partire dal prossimo anno.

Dal 2018 a bordo della ISS c’è anche CIMON (Crew Interactive Mobile Companion) un automa di forma sferica realizzato dall’ESA. Si tratta di “robot sociale” progettato per riconoscere volti, scattare fotografie e comunicare con gli astronauti in “linguaggio naturale” grazie al sistema Watson, sviluppato dall’IBM per applicazioni terrestri. 

Altri robot di ultima generazione sono arrivati all’inizio di quest’anno, nell’ambito del progetto Astrobee della NASA. Sono a forma di cubo e possono librarsi liberamente all’interno dei moduli della ISS per controllare alcuni esperimenti scientifici ma presto potranno svolgere attività di routine, come monitoraggio degli strumenti o inventario delle attrezzature di bordo. In futuro, con missioni che si svolgeranno lontano dalla Terra e con il supporto sempre più marginale del centro di controllo terrestre, il tempo dell’equipaggio diventerà una risorsa molto preziosa.

I robot “assistenti” come Astrobee, CIMON o il nuovo Skybot F-850 potranno liberare gli astronauti da alcuni dei compiti ripetitivi o pericolosi. In particolare, mentre l’attuale generazione di “astrobot” è progettata per funzionare solo all’interno della ISS, i prossimi modelli potrebbero esser in grado di lavorare all’esterno, evitando agli astronauti le difficoltà e i pericoli delle attività extraveicolari.   

Pubblicato sul Blog dell’AGI (Agenzia Giornalistica Italia) nella sezione SPAZIO:https://www.agi.it/blog-italia/autore/umberto-guidoni/

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