8 paesi uniti per tornare sulla Luna
Qualche giorno fa è stato annunciato un accordo internazionale per la futura esplorazione della Luna e dello spazio profondo.
Gli Stati Uniti hanno dato inizio autonomamente al programma di esplorazione lunare chiamato Artemide (Artemis), ma la collaborazione internazionale sarà la chiave per garantire una presenza sostenibile sulla Luna, anche in vista di un’eventuale missione umana verso Marte.
A questo proposito, c’è il successo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), che ha dimostrato come la cooperazione fra paesi diversi abbia aumentato l’affidabilità e la resilienza del più importante avamposto umano nello spazio, che sta per festeggiare i 20 anni di attività con equipaggi internazionali. Basti pensare che, dopo il ritiro dello Space Shuttle, gli astronauti americani hanno potuto raggiungere la ISS solo grazie alle Soyuz russe.
Il programma Artemide prevede di riportare equipaggi umani sulla superficie lunare e di realizzare una stazione intorno alla Luna chiamata Lunar Gateway. La sostenibilità sarà garantita anche dall’utilizzo delle risorse lunari: ad esempio il ghiaccio presente nel Polo Sud della Luna potrà essere utilizzato per ricavare l’acqua e l’ossigeno necessari agli equipaggi e per produrre il carburante per i veicoli spaziali.
Finora sette paesi – Australia, Canada, Italia, Giappone, Lussemburgo, Emirati Arabi Uniti, Gran Bretagna – hanno aderito al programma Artemide; tra di essi non c’è la Russia che pure è stato un partner importante per la realizzazione della ISS.
Il nuovo accordo dovrebbe servire a rafforzare il Trattato del 1967 – noto come “Trattato sullo Spazio Esterno” – che stabilisce le linee guida per l’esplorazione dello spazio, della Luna e degli altri corpi celesti.
Tra l’altro, i firmatari si impegnano a condurre l’esplorazione pacifica e trasparente dei corpi celesti, preservandone gli ambienti e pianificando lo smaltimento sicuro dei detriti spaziali. Inoltre, sono d’accordo a creare sistemi spaziali utilizzabili da ogni stato membro, a prestare assistenza in caso di emergenza e a rendere pubblici sia le proprie attività spaziali che i relativi dati scientifici.
Quando Armstrong e Aldrin misero piede sulla Luna, lasciarono una targa che diceva: “Siamo venuti in pace a nome di tutta l’umanità”. Mezzo secolo dopo, quell’auspicio potrebbe diventare realtà!